Pierantonio Tanzola                                       

                                            

               

    

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FABRIZIO MIGLIORATI

Del singolo e del comune

 

L’universo segnico di Tanzola è cosa delicata e persistente, luogo di attuazione e di attenuazione del reale. Ciò che prende corpo, che si realizza in una forma visivamente percepibile, non è solamente quel determinato segno preso in quello specifico luogo. Esso risuona in contrattempo, come se, in quell’essersi avverato, esso mantenesse la traccia non solamente del possibile ma anche di ciò che il possibile non è riuscito ad accogliere. In questo nidificarsi di filamenti senza fine, percepiamo quindi una traccia invisibile di ciò che non è stato e di ciò che non poteva comunque avverarsi. Questo momento intuitivo è l’agnizione di un presente talmente saturo da tracimare, il quale, investendo la percezione, attua un meccanismo contrario che ci fa precipitare all’interno di questo universo. Il segno diviene dunque l’àncora che ci blinda all’avvenire continuo di un reale che sembra non finalizzarsi e la cui forma tende ad attenuarsi silenziosamente.

Ciò che vi è di maggiormente straordinario nel recente e fin qui inedito ciclo dell’artista padovano La prigione del segno, è la sorprendente quanto evidente completezza del movimento discorsivo. I numerosi elementi, le stanze che costituiscono questa “prigione” vanno a formare un edificio che non abbisogna di ulteriori modifiche o aggiunte. I vari lavori, di piccolo, medio o grande formato, partecipano allo svilupparsi di una struttura meticolosamente studiata e calcolata. Finalizzazioni di un percorso di riflessione teorica ed estetica (come comprovano le preziose e splendide fotografie dello sketchbook dedicato al ciclo), le opere producono un respiro singolo e collettivo: ognuna vive la propria vita singolare ma da essa si solleva un punto comune, ciò che impedisce la dispersione. Ed è questa puntualità comunitaria che le mantiene insieme, in un’operazione collettiva prodotta necessariamente dalla serie dei processi singolari. Pensiamo alla modularità del minimalismo musicale. Il lavoro prodotto da ogni singola voce in Einstein on the beach di Philip Glass è necessaria per il risultato finale che si solleva dalla singola esistenza, palesando ciò che è comune, il punto dove esse si incrociano e si co-implicano senza, pertanto, esaurirsi per sempre. La presenza di voci diverse, di trame diverse che risuonano in stanze anche differenti tra di loro, si deve ad un lavorio che il Nostro ha curato con l’attenzione minuziosa del certosino e la passione e l’esperienza dell’artigiano. Il segno diviene dunque parte di un universo complesso e polivocale che non è definito una volta per tutte. Se possiamo dividere in tre grandi famiglie le opere di questa serie (i bianchi e neri calligrafici, i lavori maggiormente segnici di memoria michauxiana e il grandioso lavoro finale) ciò che colpisce è la coerenza di un discorso consacrato al tentativo di fissare ciò non può che sfuggire a questa presa, a questa volontà eternizzante della negazione della morte. Rifuggendo l’omogeneizzazione livellante, Tanzola costruisce le stanze che accolgono al proprio interno tutto ciò che è necessario per l’elevazione comunitaria. Quest’ultima rimane la stessa nonostante l’aggiunta di ulteriori stanze. Non vi è dunque una logica economica dell’accumulo, ma piuttosto quella della ripetizione di un modulo che, pur variando e affermando la propria e ineffabile singolarità, partecipa all’esigenza puntuale che giunge da quel movimento. Per questo motivo la serie non potrà mai dirsi veramente conclusa e, allo stesso tempo, essa è fin da sempre finita. L’aggiunta di un nuovo componente, di una nuova “stanza” non influisce su quella puntualità, sul tema finale che le voci costituiranno in una sorta di trascendenza immanente, ma complica la struttura. E in questa moltiplicazione architettonica, il reale tende a sfocarsi, a non affermarsi (finalmente) più né come unica verità né come unica realizzazione. Permane qualcosa che sottrae l’ancoraggio al realizzato, lasciando intravedere la complessità di un universo affascinante che solamente ora possiamo sfiorare. Tradendo il reale.

Lione-Montichiari, novembre 2018

 

Fabrizio Migliorati

(dal catalogo "Tanzola_Tradimenti",

Museo Torre Civica, Medole (MN) )